Come se tu fossi femmina MonfredaCome se tu non fossi femmina. Appunti per crescere una figlia. Il libro di Annalisa Monfreda, giornalista, direttrice dei settimanali Donna Moderna e Starbene, mi ha conquistata fin dal titolo. E so bene perché. Anch’io sono stata cresciuta come se non fossi stata femmina. Ne ho sempre avuto consapevolezza. Ho sempre avuto ben presente la differenza fra me e le altre bambine, fra me e le altre ragazze. Di questo, che è stato un indiscutibile vantaggio nelle mie scelte di vita, devo ringraziare mio padre, femminista involontario, come quello di Annalisa.
Come se tu fossi femmina MonfredaCome se tu non fossi femmina. Appunti per crescere una figlia. Il libro di Annalisa Monfreda, giornalista, direttrice dei settimanali Donna Moderna e Starbene, mi ha conquistata fin dal titolo. E so bene perché. Anch’io sono stata cresciuta come se non fossi stata femmina. Ne ho sempre avuto consapevolezza. Ho sempre avuto ben presente la differenza fra me e le altre bambine, fra me e le altre ragazze. Di questo, che è stato un indiscutibile vantaggio nelle mie scelte di vita, devo ringraziare mio padre, femminista involontario, come quello di Annalisa.
Annunciato da un titolo che fa centro, oltre la copertina c’è un libro emozionante, che ogni mamma dovrebbe leggere. Non solo le madri delle bambine.
È il racconto di una vacanza in Croazia a tre: mamma e due figlie di 9 e 6 anni. Il diario di un viaggio che l’autrice ha realmente fatto un anno fa. Diario che diventa riflessione profonda sull’educazione, da cui scaturiscono 50 lezioni, disseminate dalla prima all’ultima pagina e dedicate a chi vuole crescere future donne forti e, soprattutto, felici. Si comincia con “Non perdete mai la strada del desiderio”, si finisce con “Il modo migliore di combattere gli stereotipi è non permettere loro di condizionare la tua vita”. In mezzo tante altre lezioni da appuntarsi e metabolizzare nello svolgimento del mestiere di mamma.
Ho letto il libro d’un fiato, come fosse un romanzo, e ho fatto “le orecchie” a più di una pagina per ritrovare subito le lezioni che mi hanno toccato di più. Ve ne racconto solo alcune, universali, da tenere a mente anche se si hanno figli maschi (come almeno un terzo delle 50 lezioni).
 “Essere nate femmine non è un fardello e neppure un privilegio. Ci sono state donne che hanno lottato perché oggi voi possiate credere con naturalezza che ogni cosa vi è possibile”.  Mi sembra che esprima perfettamente il senso più profondo dell’idea di parità fra uomini e donne: né fardello, né privilegio.
“Quando uno strumento che possedete inizia a possedervi ve ne accorgete dal fatto che vi priva di qualcosa di decisamente più bello, più importante, la sua presenza assottiglia le vostre relazioni sociali, vi impedisce di conoscere davvero chi vi sta attorno, vi distrae da voi stesse e dagli altri”. Il riferimento è allo smartphone, amico-nemico dei nostri figli e di noi stessi, perché se non usato con criterio e con il senso del limite, ci ruba tempo prezioso per gli altri e per noi. Sembra un aspetto secondario nell’educazione, ma non lo è. La dipendenza da tecnologie e social sta facendo parecchi danni ed è importante correre ai ripari.
“La diversità può divenire una gabbia tanto quanto l’omologazione”. Per ricordarci che spingere i nostri figli a essere speciali a tutti i costi (niente canzonette, solo musica “alta”, niente videogiochi e tv, solo corsi di coding e teatro, ecc…), è molto rischioso. Il pericolo è che si trovino confinati in un mondo tutto loro che non sa incrociarsi con quello degli altri. Ma nella solitudine non c’è felicità.

Sabrina
Come se tu non fossi femmina
Di Annalisa Monfreda
Mondadori, 2018
16 euro

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