Frotte di cacciatori armati di telefonino che si aggirano in cerca di mostriciattoli immaginari… beh sì, li avrete visti anche voi per strada, è la grande mania dell’estate, sono tantissimi quelli che giocano a Pokémon Go e chi non ci gioca ne parla.
Basta dare un’occhiata ai social pe rendersene conto: chi sorride, chi si sdegna (“con tanti guai che ci sono al mondo”), chi si arrabbia (“andate a lavorare!”), chi racconta della signora sui 40 che gli si è quasi buttata sotto l’auto per catturare la sua preda.
Preda virtuale, ma pericolo reale, tanto che il Codacons nei giorni scorsi ha lanciato un vero e proprio allarme: «Pensiamo a chi usa l’App alla guida di una automobile, ma anche a pedoni e ciclisti a caccia di Pokémon che rischiano di essere investiti perché intenti ad osservare lo schermo del cellulare e non il marciapiede, le strisce pedonali e la strada dove camminano» ha osservato il presidente Carlo Rienzi. Vero.
Però… però a me, mamma di sedicenne sedentaria e un po’ rotondetta, Pokémon Go mi sta piuttosto simpatico. Diciamo che in casa mia ha fatto una sorta di piccolo miracolo. Viola, che passa buona parte dell’estate fra letto e divano dove - sempre in posizione orizzontale - legge, guarda la tv, chatta e disegna, una quindicina di giorni fa all’improvviso si è infilata un paio di scarpe da tennis e con nonchalance ha annunciato: «Io vado in centro, faccio una passeggiata». Viola? Una passeggiata? Sino al centro? Cioè almeno 4 chilometri al sole e all’aria aperta? «Poi torno a piedi prima di cena, ok?». E afferrato l’immancabile cellulare è uscita.
Mio marito è rimasto un istante a guardare la porta chiusa, incerto, poi ha guardato me e infine ha detto: «Mi ha dato retta! L’altro giorno le ho ripetuto di nuovo che deve muoversi, andare al mare, in palestra… che non le fa bene stare sempre chiusa in casa sdraiata a mangiucchiare. Vedi? È una ragazza intelligente, mi ha dato retta e è andata a camminare».
Ho ascoltato mio marito perplessa, possibile? Poi d’un tratto ho capito: Pokémon go! «Quanti ne hai trovati?» ho chiesto a Viola quando è rientrata. Lei ha sorriso: «Sette!». E l’indomani pomeriggio ha rimesso le scarpe da tennis, appuntamento con un paio di amiche (non in chat, di persona!) e altri 15 chilometri: «Così ho anche fatto schiudere un uovo, perché si apra bisogna camminare per un po’ di chilometri, sai?».
In un paio di settimane la mia ragazzetta si è finalmente abbronzata e ha perso anche un paio di chili… «Ma state attente quando attraversate la strada?» le chiedo io quando esce: «Ma certo mamma, sto sempre attenta io». «Prometti?». «Promesso!».
Aurora
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