Ho 42 anni. Sono la mamma di 2 bambini di 10 e 5 anni. Ho voluto essere madre con tutta me stessa. Parlo di maternità sofferte, difficili, trascorse quasi interamente a letto, con la vita nel grembo ed il timore nel cuore. L’idillio che nutriva il mio immaginario, per entrambe le gravidanze, si è presto trasformato nell’ansia di non essere capace, nell’incubo di perdere una possibilità.
Non c’è niente di più doloroso che ascoltare il battito cardiaco di un esserino e dopo diversi mesi il suo silenzio assordante. Questo ricordo aleggia nella mente come un fantasma in un vecchio castello.
Nonostante tutto, io e mio marito non abbiamo rinunciato. Abbiamo sopportato prove durissime ed esami continui. Non sono serviti a niente. Andava tutto molto bene. Solo quando mi sono rilassata e ho affidato al caso le mie sorti, ho scoperto che sarei diventata mamma.
E’ stata una sorpresa, la più bella che la vita mi ha regalato. Abbiamo dato alla luce due figli, accettando ogni sacrificio per realizzare il nostro desiderio. L’attesa è valsa quel vagito roco ed inconfondibile, l’incontro con faccini minuti ed occhi grandi, come fari nella stanza buia. Il bagliore di una lampada accesa ha ritratto per pochi istanti i loro lineamenti … tanta fatica si è confusa con l’appagamento.
La stanchezza ha lasciato il posto al miracolo di volti nuovi. Sono nati due figli e con loro un padre ed una madre. Hanno occupato tempi e spazi, rubandoci intimità e dialogo, tiranni gelosi delle nostre braccia. E noi li abbiamo lasciati fare, per un sorriso, per il loro schiamazzo, per sentirci chiamare “Mamma, papà”.
Col tempo ci siamo dimenticati dell’inizio, di come eravamo, di come ci cercavamo. Ci siamo persi dietro il profumo del bagnetto ed il rigurgito sulle camicie. Abbiamo perso il tempo per noi, per un appuntamento a sorpresa, per un dono inaspettato, per un nuovo viaggio di nozze, per carezze e baci furtivi, per le passioni intense.
Ci si può perdere e ritrovare solo se ci si è veramente amati. Nessun figlio divide se non è l’unico scopo della coppia. Nessun ostacolo è insormontabile. Bisogna volersi; occorre rinascere. Per ogni figlio nasce una nuova coppia, che dialoga in modo diverso. L’importante è dirsele, sempre. Il silenzio è la tomba della genitorialità.
Gessica G. Gigliotti
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