Erano le 8 di sera quando ho visto sbiancare il medico che mi faceva l'ecografia!
«Non trovo più il battito», dice...
Ma io non capisco.
Poi continua: "Lei è una ventitreesima settimana, ma la crescita è ferma alla ventesima. Domani mattina presto la ricovero e procediamo». Io, stordita, torno a casa, metto qualcosa nel borsone, non chiudo occhio e alle sette del mattino dopo varco il portone dell'ospedale.
Iniziano tutti gli esami. A mezzogiorno mi attaccano le flebo per indurre il parto. Alle ventidue rompo le acque ed iniziano i dolori. Partorisco alle dodici del giorno dopo. Stremata, attendo solo l'anestesia necessaria per il raschiamento. Quando mi sveglio, sono in una pozza di sangue. L'emorragia durerà un mese.
Mi mettono comunque in camera con chi ha felicemente partorito. Mi mandano dalla psicologa. Un mese dopo il ginecologo mi chiama al telefono lamentandosi perché ho detto alla psicologa cose sul suo conto ed il suo operato. È contrariato.
Scopro solo dopo che sono parenti. Io ho 26 anni e non comprendo e non reagisco.
Mi fanno tanto male le lacrime della mia mamma che già lotta per un suo tumore. Non piange per lei, piange per me.
Ed è immensa la sofferenza, che ancor oggi ricordo come se tutto fosse appena successo....
Rosanna Borio
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