Storie di mammeL’espressione primipara attempata mi ha sempre fatto sorridere, però, è innegabile: sono una primipara attempata, anzi, attempatissima. Sono rimasta incinta per la prima volta a quasi 41 anni, ma mai mi sono sentita

troppo vecchia per diventare mamma. Per un sacco di altre cose sì (vedi indossare la minigonna), ma non per un figlio. 

Forse perché mia madre è nata quando la sua di anni ne aveva 40 (e stiamo parlando di 75 anni fa). O forse perché l’età media del primo figlio sale sempre di più e ormai non è insolito vedere tante coppie over 45 accompagnare i figli alla materna. Fatto sta che 40 anni mi sono sembrati, e ancora mi sembrano, un’età perfetta per mettere al mondo un cucciolo d’uomo. Non dico che sia la migliore, ma non vedo grosse controindicazioni. Con buona pace di quelle ventenni, ignare di molte cose della vita, che si ostinano a dire: “A 40 anni si è pronte per fare le nonne, non le mamme”. 

Devo ammettere che fare un figlio prima, almeno per me sarebbe stato impossibile per un motivo molto semplice: non avevo accanto l’uomo giusto. C’è chi non considera il dettaglio e, pressata dall’orologio biologico, si butta nell’avventura di una maternità in “singlitudine”. Ma l’ipotesi non mi ha mai solleticato. Quando io e il mio neo-marito abbiamo deciso di provarci, contro ogni previsione e statistica sul calo della fertilità femminile dopo una certa età, sono rimasta subito incinta

Non è stata una gravidanza semplice, però non credo siano stati gli anni a fare la vera differenza. Sono dovuta rimanere a casa dal lavoro prima del tempo per il collo dell’utero troppo accorciato. Ma alla fine è andato tutto bene. Parto pre-termine (in realtà pare che in questo l’età conti), per fortuna senza problemi. Ricorderò sempre il ginecologo del pronto soccorso che, dopo avermi visitata, poche ore prima del parto, mi chiese l’età e commentò: “Quasi 42? Complimenti! Non li dimostra, però poteva pensarci prima a fare un figlio”. (E tu potevi pensarci prima di aprire bocca, medico rompiscatole!). 

Ricorderò sempre anche l’ostetrica, meravigliata per l’elasticità dei miei tessuti che mentre mi “metteva giusto due punti” disse: “La prossima volta, vedrà, partorire sarà ancora più semplice con i tessuti che si ritrova”. Che ridere quando eravamo nella stanza post partum, tutte neo-mamme sdraiate sui lettini ad aspettare che ci accompagnassero in camera! Le ragazze distrutte, doloranti, incapaci di stare in piedi e io con i miei 40 e più che fingevo di non poter camminare e di sentire chissà quale dolore per solidarietà.

Certo, a 20 o 30 anni sopporti meglio le lunghe notti insonni, senti meno la fatica fisica, hai più fiato per correre dietro ai tuoi figli, riesci a fare le capriole nei prati senza rischiare di spezzarti il collo, se giochi a terra non hai bisogno della gru che ti tiri su, ma… ma sono davvero queste le cose importanti da dare a un bambino? Se le ha, meglio, se non le ha, pazienza. 

La consapevolezza, la maturità che posso dire di avere oggi non le avevo quindici o venti anni fa. Parlo per me, sia chiaro. Possono esserci ventenni mature più di una cinquantenne, ma io sono certa che se mio figlio mi avesse avuto come madre quando ero ancora giovane, avrebbe avuto una madre peggiore di quella che si ritrova adesso. Con meno esperienza e meno equilibrio, meno capace di affrontare le difficoltà della vita.

S.T.

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