La nostra brutta storia comincia un venerdì sera di inizio maggio. Il mio amore ha 10 mesi e una inspiegabile febbre salita a 39,5. È molto agitato. La mattina seguente la febbre è ancora alta. Corriamo al Pronto soccorso dove gli danno dell’ibuprofene. Passa un giorno e nonostante il farmaco, la febbre non si abbassa. Lui è poco reattivo, cosa molto insolita. Mangia, lo cambio e dorme. Mangia di nuovo, lo cambio e dorme. Così tutto il giorno e la notte.

Al mattino seguente noto che con il passare delle ore è diventato giallo e gonfio. Spaventati, io e suo padre lo portiamo di nuovo al PS. Appena lo vedono ci mettono in isolamento. Arriva la dottoressa lo guarda e ci dice: «Ha una grave infezione al sangue».

Fanno le analisi e subito comincia il ciclo di antibiotici, due flebo in testa per idratarlo e nutrirlo. Aveva preso il meningococco ceppo B. Se lo avessi portato 4 o 5 ore dopo non ce l'avrebbe fatta!

Dopo 4 giorni in terapia intensiva si sveglia. Lamentoso e dolorante, ma grazie al cielo sveglio. Ancora tutto gonfio non si fa toccare da nessuno per il dolore. Solo con me sta buono e io sto per giorni interi praticamente appiccicata a lui. La mia presenza lo rassicura.

Davanti a lui non ho mai pianto, neanche quando dormiva. Non volevo trasmettergli il mio dolore, la mia paura, volevo che lui mi vedesse serena e positiva. Perché i bambini sentono ogni emozione, specialmente se sono quelle della mamma. Andavo fuori a piangere. Per fortuna c’erano mia madre e la famiglia del mio compagno a sostenermi. Sono stati giorni terribili, d’inferno, la paura era tanta.

Poi lo operano al ginocchio sinistro perché la malattia gli stava mangiando la cartilagine. Gli fanno il lavaggio del ginocchio: gli mettono un tubicino all’interno e drenano il pus che si era formato (20 ml, una grande quantità anche per un adulto). Quindi gli inseriscono il pick: una cannula che entra da sotto il braccio, passa dal collo, e si attacca direttamente al cuore, perché il mio cucciolo si stacca sempre la flebo! Potete immaginare la mia paura e preoccupazione. I dottori per tirarmi su il morale mi dicono che per Natale gattonerà.

Un po’ alla volta ricomincia a mangiare, a prendere il latte e ad associare i movimenti alle parole: tipo “batti le manine” e cose del genere. Con grande sorpresa inizia già a gattonare in ospedale. Dopo 6 settimane di inferno, a metà giugno, torniamo a casa. L’inferno è finito e poca alla volta il mio grande amore riprende a vivere come tutti i bambini della sua età.

Ho raccontato la mia storia per aiutare quelle mamme che si trovano nella mia situazione. Quando i bambini non stanno bene e hanno la febbre alta, mai abbassare la guardia. 

A Natale il mio piccolo era un continuo camminare per la casa, tirarsi su e giocare, correva da tutte le parti. Vederlo così felice è stato il regalo più bello che potessi ricevere. Ora ha 19 mesi ed è una forza della natura.

Una mamma

 

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