Sono diabetica insulina dipendente dall'età di 3 anni e ipotiroidea dall'età di 6. Ho sempre avuto un po’ di paura al pensiero della gravidanza. Paura nata dalle dicerie della gente e, ancor più grave, da quelle dei medici. Ho avuto la fortuna di avere al mio fianco un diabetologo molto bravo, che non ha mai visto la situazione come un "PROBLEMA". Mi diceva: “Miky basta il controllo”.
La preoccupazione stava solo nel fatto che in 25 anni di malattia, anche con l'uso del microinfusore (una macchinina esterna che mi eroga insulina 24 h su 24, attraverso un catetere fissato in pancia), non eravamo mai riusciti ad arrivare ad avere una emoglobina ottimale, perché non ho mai avuto il diabete stabile neanche ora, per avere figli, o no (perché per avere un pupo una donna diabetica al momento del concepimento deve avere una emoglobina tra 5 e 7, più o meno, per non avere rischi di malformazioni del feto o per se stessa).
Una sera mi sono chiusa in bagno sola, con la convinzione che POTEVO FARCELA. Non era poi così difficile e da quel momento controllavo la glicemia ogni ora, ora e mezza, non volevo superasse il target dei 150. No pizza, no alimenti che potessero alterare troppo la mia glicemia, nonostante il microinfusore. Così dopo tre mesi la mia emoglobina scese da 10/11 a 7. Ora potevo provarci!
Così dammo inizio alle danze. Al secondo anno di tentativi e di glicemie misurate ad ogni ora e di controlli ed esami mese dopo mese, stavo per perdere le speranze. Con mio marito pensammo che forse era il caso di fare gli esami per la fertilità sia per me sia per lui. Nel frattempo però aprimmo un negozio di puericultura e allora, visto l’impegno, decisi di fermarmi, di ricominciare a prendere la pillola e rinviare la ricerca di questo figlio che comunque non arrivava.
Non feci in tempo a dire a mio marito di questa mia decisione che ebbi il primo ritardo. Feci il test ed ero incinta: settimo cielo, pianti, telefonate a suocera, mamma, fratello e cognate.
Ho avuto una gravidanza bellissima. Passata tutta in piedi, sino alla fine, nel mio negozio. Il bimbo è stato bene per tutta la gravidanza, un po’ macrosomico, ma stava benissimo. Per prevenzione mi fecero una maturazione polmonare al sesto mese e mi programmarono il cesareo per il 14 febbraio (mio figlio sarebbe dovuto nascere il 3 marzo). La mattina alle 3 dell’ 8 febbraio partirono le contrazioni. Andai da sola all'ospedale (testona!) e dopo il controllo mi dissero di tornare a casa a riposarmi un pochino. “E no, vado in negozio”, risposi io (erano le 9 della mattina). Dopo neanche 5 minuti ho chiamato mio marito dicendogli che se non arrivava subito probabilmente partorivo lì. Dieci minuti e arrivò. Via di corsa all'ospedale Santa Maria a Reggio Emilia: avevamo bisogno della neonatologia. Arrivati alle 9.40 ed alle 10.32 il mio piccolo era tra le mie braccia: nato di otto mesi, peso 3,365 kg e lungo 49 cm. Così iniziò la nostra favola con Teo: sano e bellissimo. Ora ha 4 anni ed è diventato diabetico anche lui. Un colpo basso, ma comunque è attivo bello più che mai e intelligentissimo.
Come disse il mio dottore: l'unica arma contro il diabete è il CONTROLLO. Con la mia storia vorrei rassicurare, se ci fosse qualche mamma diabetica, e trasmettere questo messaggio: non abbiate paura.
Michela Bernardini
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