“Ma come fa una a non accorgersi di essere incinta?”, mi chiedevo quando leggevo sui giornali o sentivo in tv la notizia di donne che arrivano al parto senza sapere di essere in gravidanza. Poi è successo a me.
Avevo avuto il primo figlio, Mattia, ad aprile: un bel bambino che mi aveva lasciato addosso 18 chili di troppo. Già non ero magra prima della gravidanza e dopo il parto pesavo 85 chili. Davvero tanti per me, che non sono molto alta. Ma allattavo e non riuscivo proprio a buttarli giù, come avrei voluto. Allattavo e non mi preoccupavo delle mestruazioni che non arrivavano, anche perché prima di restare incinta avevo sempre avuto il ciclo un po’ ballerino, e poi mi avevano detto che, quando si allatta, il ciclo non arriva (adesso so che non è vero!).
Mattia cresceva bene, secondo le tappe da manuale. A sei mesi ho iniziato lo svezzamento e, intanto, continuavo a dargli il mio latte. Non lavoravo, quindi, non avevo la necessità di togliergli il seno.
Andava tutto bene, tranne, pensavo, la mia salute: mi sentivo spesso stanca, non riuscivo proprio a smaltire i chili di troppo, nonostante avessi finalmente cominciato una dieta. Avevo spesso mal di stomaco (davo la colpa alla fatica di crescere un figlio). Avevo avuto anche delle perdite, pensavo fosse il ciclo che si preparava a tornare.
Poi Mattia ha compiuto un anno. Da giorni respiravo in modo affannoso. Ero un po’ preoccupata, ma pensavo che la causa di tutto fosse mio figlio, un bambino particolarmente vivace, che già muoveva i primi passi e mi scappava da tutte le parti. Faticavo tanto a stargli dietro, mi pesava accompagnarlo dovunque tenendogli la manina. Avevo sempre la schiena a pezzi. Mi chiedevo come avrei fatto con il passare del tempo. Nonostante la stanchezza, per festeggiare il primo compleanno di Mattia, avevo voluto organizzare un pranzo con tutta la famiglia e preparare tutto con le mie mani. Il giorno prima della festa, ero stata in piedi fino a mezzanotte a impastare dolci e lasagne. Ricordo di aver dormito molto male, alle 6 del mattino ero già in cucina per decorare due vassoi di dolcetti. Abbiamo festeggiato il compleanno, poi, siccome il mal di schiena aumentava e non riuscivo più a stare in piedi, mio marito mi ha accompagnato in ospedale. Ero tristissima per aver dovuto lasciare il bimbo solo con i nonni, proprio in quel giorno di festa.
Arrivati in pronto soccorso, dopo aver atteso un’oretta, sono stata visitata. I dolori aumentavano, non capivo cosa potesse essere, ero sempre più spaventata. Ma a un certo punto il medico mi ha chiesto: “Signora, ma lei è sicura di non essere incinta?”.
Cosa ho provato in quel momento non so spiegarlo a parole, non ci sono parole per descriverlo. In quel momento ho capito. Sono riuscita a dire: “No, non sono sicura”. Hanno chiamato un ginecologo che mi ha visitata e ha confermato: “Lei sta per partorire!”.
Mio marito è svenuto, io sono entrata in uno stato di confusione totale. Non ricordo neppure che cosa è successo esattamente dopo. So che dopo 6 ore di travaglio, avevo tra le braccia Nicole. Uno scricciolo di 2 chili e 200 grammi, nata prima del tempo, nata senza che io sapessi di portarla in grembo. Eravamo frastornati, ma felicissimi.
Ancora adesso però non mi perdono la scarsa attenzione che ho rivolto ai segnali del mio corpo. È andato tutto bene, siamo una famiglia serena, il 20 aprile festeggiamo due compleanni in contemporanea, ma, per colpa mia, poteva anche non finire così.
F.V.
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