Le etichette dei cibi sono piene di trappole: evitale così
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- Categoria: L'opinione
Quando ho iniziato a scrivere questo libro, Cosa c’è nel mio Cibo (Giunti) era l’estate dell’anno scorso: pensavo che sarebbe stato “soltanto” un interessante, impegnativo lavoro d’inchiesta, proprio quelli che piacciono a me (scrivo, tra l’altro, di alimentazione da circa vent’anni). E invece ho avuto una sorpresa: sono stata a contatto con tante emozioni. Ero giornalista e consumatrice allo stesso tempo: la rabbia nel leggere ingredienti pessimi si mescolava al sollievo di un’etichetta fatta bene, perché il produttore si impegnava a fornire un alimento davvero senza ombre per la nostra salute. Il disappunto di vedere confezioni-civetta che invitavano all’acquisto di un prodotti “sano” che sano non era per nulla veniva alle volte scacciato dalla soddisfazione di trovare un prodotto che non voleva “fregarmi”.
Quando ho iniziato a scrivere questo libro, Cosa c’è nel mio Cibo (Giunti) era l’estate dell’anno scorso: pensavo che sarebbe stato “soltanto” un interessante, impegnativo lavoro d’inchiesta, proprio quelli che piacciono a me (scrivo, tra l’altro, di alimentazione da circa vent’anni). E invece ho avuto una sorpresa: sono stata a contatto con tante emozioni. Ero giornalista e consumatrice allo stesso tempo: la rabbia nel leggere ingredienti pessimi si mescolava al sollievo di un’etichetta fatta bene, perché il produttore si impegnava a fornire un alimento davvero senza ombre per la nostra salute. Il disappunto di vedere confezioni-civetta che invitavano all’acquisto di un prodotti “sano” che sano non era per nulla veniva alle volte scacciato dalla soddisfazione di trovare un prodotto che non voleva “fregarmi”.