"Come crescere figli liberi dai sensi di colpa", di Giovanni Porta
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Può capitare di sentirsi intrappolati in una vita non nostra, come se stessimo realizzando i progetti di qualcun altro e ci trovassimo lontani migliaia di chilometri da ciò che vogliamo per noi stessi e che potrebbe, magari, renderci felici. Spesso non riusciamo a venirne fuori per i sensi di colpa che ci portiamo dentro e la causa, purtroppo, va cercata nelle famiglie d’origine. Le famiglie dovrebbero essere contenitori accoglienti all’interno dei quali ricevere amore incondizionato e apprendere alcune abilità fondamentali per poi essere liberi di fare le proprie scelte. Alle volte, però, conflitti e desideri irrisolti dei padri e delle madri possono ricadere sulle spalle dei figli portandoli, consapevolmente o meno, a compiere scelte utili più a soddisfare le aspettative dei genitori che desideri e ambizioni proprie.
Può capitare di sentirsi intrappolati in una vita non nostra, come se stessimo realizzando i progetti di qualcun altro e ci trovassimo lontani migliaia di chilometri da ciò che vogliamo per noi stessi e che potrebbe, magari, renderci felici. Spesso non riusciamo a venirne fuori per i sensi di colpa che ci portiamo dentro e la causa, purtroppo, va cercata nelle famiglie d’origine.

Le giovani generazioni annaspano sempre più in un mare di solitudine, scarsità di rapporti nutrienti e di relazioni significative.
Non credo che i bambini di oggi siano più capricciosi di quelli di ieri, credo semplicemente che il loro banco delle offerte sia solo molto più fornito di quello che era il nostro, figuriamoci di quello dei nostri genitori. Non esistono bambini che fanno capricci, esistono genitori incapaci di gestire i capricci dei figli, io per esempio sono una di questi. Per carattere contraria alle regole, ho fatto un allattamento a richiesta, che significa bimbo piange tu tiri fuori tetta, ovunque tu sia e, soprattutto, al minimo accenno di pianto, ed è tutto abbastanza semplice fino a quando tu non esisti più, e soprattutto non esistono più le tue tette.
Era il 20 novembre 2012 il giorno in cui s’impiccò mio figlio.
All’ospedale di Cattolica due coppie con problemi di sterilità si scambiano i gameti, così nasceranno due fratelli ma in famiglie separate. Oh mamma! Ogni notizia di questo genere all’inizio mi sciocca. Inutile negarlo, ho 66 anni e il velocissimo allontanamento dalla natura, nel campo della procreazione, un po’ mi spaventa. Però, però… non mi sono mica spaventata quando da ragazza ho potuto prendere la pillola, anzi! Eppure era un intervento drastico sulla natura. Dunque parto di qui per “aggiornare” la mia mentalità. Che c’è di male se una coppia che non può avere figli ricorre alla fecondazione artificiale? Sinceramente: niente. L’importante è che il bambino, concepito in provetta, sia sano e poi amato.