Abbiamo finito di fare la pappa. Abbiamo chi? Lei, mia figlia, ha finito di fare la pappa, eppure mi viene spontaneo parlare al plurale. “Abbiamo finito di fare la pappa”, poi “andremo a cambiarci il pannolino”, poi “ci metteremo a nanna”. Da quando una donna diventa madre, al mondo non c’è più solo lei, c’è lei insieme al suo bambino. Un legame fortissimo, in cui ti sembra che le sensazioni provate dall’esserino che hai generato siano le tue. Come se tu e lui/lei foste una persona sola.
E allora per quell’esserino cerchi il meglio del meglio. Vuoi farlo vivere nell’ambiente migliore, preservarlo da qualsiasi rischio e dolore. Sai che è impossibile, ma almeno ci provi.
Persino la scelta del pannolino ti sembra diventare fondamentale. “Quale sarà quello che non la irriterà?”. “Quale sarà quello che non le darà alcun fastidio?”, mi sono chiesta anch’io, addirittura prima che nascesse. Dopo consulti con amiche varie, e letture di forum su Internet, ho scelto Pampers e ne sono felicissima.
Fra poco, dicevo, dopo la pappa ci sarà il cambio del pannolino, un piccolo rito, una sequenza di gesti di protezione: il lavaggio del sederino con semplice acqua, l’asciugatura con un panno morbido morbido, l’applicazione della crema non appena lo vedo un po’ arrossato (ma non capita quasi mai e di questo ringrazio Pampers), poi il nuovo pannolino, infine quel gesto in cui chiuderò i due lembi sul pancino e, da ultimo, il controllo con le dita, per capire se è stretto il giusto.
Momenti di intimità fra me e mia figlia, momenti di cura che lei non ricorderà quando sarà grande, ma intanto le fanno capire che mamma la ama e prova piacere a stare con lei e a prendersi cura di lei. Da quando sono madre lo so, ogni piccolo gesto è importante se è un gesto d’amore. Ed è questa la mia #storiadiprotezione.
Eleonora
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