"La famiglia oggi è scomparsa; non è più una piccola orchestra ma un luogo dove ognuno suona il suo strumento, una somma di Io separati. Non funziona. Pensavamo che il problema dell’educazione si risolvesse aumentando il numero degli asili. E invece è ancora sulla funzione dei genitori che bisogna puntare.

1. Ditevi: ti voglio bene

Occorre voler bene ai figli, la famiglia dev’essere il luogo dei sentimenti e degli affetti, a differenza della scuola e del lavoro. Sembra banale, non lo è. Un genitore dovrebbe sentire il desiderio di passare del tempo con il figlio adolescente. Spesso chiedo ai manager: avete telefonato ai vostri ragazzi? Loro replicano, sorpresi: per chiedere cosa? Eppure basterebbe dire: ho voglia di vederti, di stare con te.

2. Siate genitori coerenti

I genitori non devono essere perfetti, ma coerenti; solo così diventano un riferimento. Se un quindicenne torna alle tre di notte non può passarla liscia una volta e un’altra no. Per gli adolescenti il mondo è imprevedibile; mamma e papà non possono esserlo. Importante anche diversificare i ruoli dei genitori: mi sbagliavo quando dicevo che era bello il papà in sala parto. Il padre non può essere un duplicato materno.

3. Fate qualcosa insieme

Cercate di conoscere i desideri dei figli. Quelli veri, non la band preferita o le sneakers giuste. Dovete chiedervi cosa c’è dentro la testa dei ragazzi e, per capirlo, serve tempo. Bisogna imparare il linguaggio dei giovani, ascoltarli, creare una “sana complicità” facendo cose insieme. Si sentiranno meno soli. E impareranno a convivere con le proprie fragilità, senza sopprimerle ma, anzi, facendone un punto di forza.

4. Parlate in modo positivo del futuro

Domandatevi quale futuro state costruendo per vostro figlio. Non parlo dell’assicurazione sulla vita, o del gruzzoletto messo da parte. Oggi la società non è in grado di disegnare un domani per i giovani. Come si può credere che uno studente vada a scuola motivato se gli si dice che il diploma e poi la laurea non gli serviranno? Il percorso formativo dura molti anni, bisogna creare una prospettiva a lungo termine.

5. Autorità, ma con affetto

L’autorità è importante, abbiamo sbagliato a calpestarla: significa avere idee precise, intervenire e imporsi, rimanendo però su un piano affettivo. Non è il comando secco, da caserma. Un figlio deve sentirsi dire: non posso accettare quello che hai fatto ma sono qui, ti voglio e ti vorrò sempre bene. Tutto si svolge all’interno di una relazione di sentimenti.

6. Insegnate le buone maniere

Tornate a insegnare le buone maniere: salutare, non dare del tu a tutti, essere in ordine, stare a tavola con tv e cellulari spenti. Ovviamente i genitori dovrebbero dare per primi il buon esempio. Il rispetto per gli altri è importante.

7. Non abbiate timore di mostrare la vostra fragilità

Mostrate la vostra fragilità reale, non è necessario apparire sempre forti. Anzi. Non c’è niente di male a dire: hai capito che la mamma non si addormenta fino a quando non torni a casa? Fragilità vuol dire ammettere di aver bisogno dell’altro, costruire dei legami, e non va confusa con la debolezza.

8.  Non date troppa importanza ai soldi

A casa e a scuola si parla sempre di denaro e bellezza: non se ne può più. Il mondo va scoperto; non coperto d’oro. I soldi vanno tenuti in tasca, senza riempire la testa. Non se ne può più neanche dell’empirismo: oggi prima si fa, poi si pensa. Non si riesce a passare facilmente da un’esperienza all’altra con un ritmo così frenetico. In questo modo non si educa, si fa solo una gran confusione.

9. Accettate il tempo che passa

Date valore al tempo, quello che passa per tutti. Sì, lo so che non è facile. Costruire la propria identità è un processo lungo ma indispensabile. Più l’Io sarà forte e maturo, più accetterà il passaggio del tempo e saprà adattarsi ai cambiamenti con flessibilità.

10. Scuola: non incoraggiate la competitività individuale

L’ultimo punto lo dedico alla scuola, almeno in teoria il luogo dell’esempio, dell’onestà e della preparazione. Oggi si punta soprattutto sullo studio individuale, sulla competizione tra ragazzi. Si dice che il problema dell’istruzione in Italia sia l’appiattimento. Errore. L’insegnante dovrebbe interessarsi al gruppo classe, non ai singoli. I ragazzi stanno tutto il giorno insieme fin dall’asilo. Quando arrivano alle superiori dovrebbero essere in grado di interagire tra pari. La classe dovrebbe vivere nel suo complesso come un’orchestra. Certo, all’interno del gruppo c’è chi suona il violino e chi resta nelle retrovie. Ma il risultato funziona se è armonico. Ancora: attenzione ai voti bassi. L’adolescente che riceve un 2, lo interpreta come un giudizio su di sé, non sul lavoro svolto. È molto pericoloso.
In conclusione, cambiare rotta è necessario. Ma non spetta solo ai genitori o agli insegnanti. L’educazione è tema prioritario dell'intera società."

dal libro: L'educazione (im)possibile

di Vittorino Andreoli

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