Edoardo nasce dopo 23 settimane di gestazione, pesa 580 grammi e la sua vita resta appesa ai tubi per diversi mesi. La sua mamma si chiama Margherita, autrice de Il nostro piccolo sole: il suo diario dei mesi trascorsi con Edoardo in T.I.N. (Terapia Intensiva Neonatale). Senso di colpa, paura, speranza, amore, rispetto, ascolto, coraggio, attesa… Sono moltissime le emozioni che si succedono e scandiscono il tempo dei genitori di Edoardo, mentre lo guardano crescere a piccoli passi, “uno avanti e dieci indietro”, mentre lo accompagnano lungo il suo percorso di adattamento al mondo fuori dal grembo della sua mamma.
Edoardo nasce dopo 23 settimane di gestazione, pesa 580 grammi e la sua vita resta appesa ai tubi per diversi mesi. La sua mamma si chiama Margherita, autrice de Il nostro piccolo sole: il suo diario dei mesi trascorsi con Edoardo in T.I.N. (Terapia Intensiva Neonatale). Senso di colpa, paura, speranza, amore, rispetto, ascolto, coraggio, attesa… Sono moltissime le emozioni che si succedono e scandiscono il tempo dei genitori di Edoardo, mentre lo guardano crescere a piccoli passi, “uno avanti e dieci indietro”, mentre lo accompagnano lungo il suo percorso di adattamento al mondo fuori dal grembo della sua mamma.
Edoardo combatte numerose battaglie, fra infezioni, crisi respiratorie, emorragie cerebrali. Rischia di perdere la vista e d’urgenza finisce in sala operatoria nel tentativo di scongiurare la cecità. Margherita ed Emiliano costruiscono una “normalità": la loro normalità di genitori della T.I.N. È una normalità che si comprende faticosa, ma affrontata con grande determinazione e coraggio. L’atmosfera sospesa della T.I.N. è fatta di silenzi, di sguardi, di rispetto, di orari, di regole, di speranza.
«Il latte è un argomento molto importante per le mamme della T.I.N. È l’unico contributo che sono in grado di dare ai medici e l’unico punto di contatto coi figli. È vissuto con ansia e spesso diventa un’ossessione». Margherita si concentra sull’unica cosa che può fare per il figlio, a parte attendere e osservarlo nelle sue battaglie, spesso senza nemmeno poterlo toccare, poiché aprire gli oblò della culla significa disperdere il calore che c’è all’interno e mettere in pericolo il suo equilibrio precario. Così Margherita ogni tre ore tira il suo latte e lo conserva per portarlo ad Edoardo, nella borsa termica, fra i ghiaccini, ogni giorno.
«Quando entravo in reparto appoggiando i miei biberon sul bancone, venivo accolta vittoriosa da infermieri e genitori; ero ‘la mamma mucca’, fiera di esserlo». Margherita si mette a disposizione delle altre mamme della T.I.N. e offre loro il suo contributo affinché anche loro traggano soddisfazione dall’essere ‘mamme mucche’, alcune sente di aiutarle e così si scopre appagata. «Se prima avevo paura di andare in ospedale, adesso che Edoardo migliorava, trovavo la forza per dedicarmi agli altri e la cosa funzionava. Si poteva essere felici anche lì dentro». Edoardo cresce e raggiunge il lettino, abbandonando "la bolla". È un percorso di accettazione, lungo mesi, attraverso la paura e la speranza.
La paura di guardare il piccolo figlio e vedere "cosa aveva fatto": «È’ colpa mia, sono stata io a metterlo in questa situazione. Come farà? Cosa accadrà ora?». La paura di perderlo ad ogni crisi o infezione. Poi l’accettazione del miglioramento. «Quei piccoli corpi nudi, trafitti da tubi, addormentati nelle loro bolle non avevano più nulla di simile ad Edoardo che adesso dormiva in un lettino con un completo di cotone candido. Noi eravamo stati tutto questo ma adesso era finita; era il momento di guardare avanti e lasciare che lui diventasse ogni giorno più mio.»
Il nostro piccolo sole è corso in un lampo, letto in un fiato, con le lacrime appese alle ciglia per tutto il tempo. «Noi mamme siamo tutte uguali» - scrive Margherita – «Tutte con gli occhi lucidi quando tocchiamo alcuni ricordi…». Già, ognuna di noi, trafitta da qualche difficoltà, deve fare i conti con la mole di emozioni che scaturiscono: a volte si sente il bisogno di confrontarsi, a volte si ha bisogno di far leva solo su se stessi e trovare nel silenzio la forza necessaria. Alcune storie meritano di essere raccontate e questa è certamente una di esse. Alcune storie meritano di essere lette e questa è ancora una di esse.
La testimonianza di Margherita è un grande patrimonio per tutti: per noi, che non abbiamo idea di cosa sia una T.I.N., perché consente di calarci in una realtà concreta e assaggiarne i contorni; per chi è di casa in T.I.N., perché gli permette di ritrovarsi, non più il solo, l’unico, chiuso in un reparto, di cui poco o nulla si sa al di fuori.
Il nostro piccolo sole di Margherita Vetrano
versione cartacea € 10.00, acquistabile qui http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/125503/il-nostro-piccolo-sole/
versione ebook € 4,49
L'opinione